La storia del Torrone passa per la storia inedita della sua antenata siciliana: la Cubbaita. Non tutti sanno che quel dolcetto siciliano è un lontano antenato del dolce che oggi conosciamo come Torrone. Non solo per la coincidenza degli ingredienti tramandati, eccezion fatta per le uova, oggi parte integrante della ricetta del Torrone. Ma anche per questioni etimologiche e relative all’architettura stessa del dolcetto siciliano che con ogni probabilità influenzò le sue varianti continentali e sarde. Quelle stesse antenate del Torrone conosciute centinaia di anni prima che il dolce giungesse nelle corti europee, con qualche variazione sia alla ricetta che al nome. Ma andiamo per ordine. A partire dalla storia stessa della Cubbaita.
La storia della Cubbaita araba o greco-romana?
Consultando i dizionari Treccani e Devoto-Oli, apprendiamo che Cubbaita deriva dall’arabo. Tuttavia, sposando una tesi antica che vorrebbe lei, e le altre antenate del Torrone, essere di provenienza greco-latina, abbiamo azzardato qui una nuova verifica. E se fosse l’arabo dei primi saraceni sull’isola, che nel 831 conquistarono Palermo, ad avere derivato dal mondo greco-latino il nome del dolcetto? Un’ipotesi avventurosa che accettiamo come sfida. Non che la tradizione araba non abbia già i suoi torroni, come la deliziosa e antichissima halewe. Qui, tuttavia, parliamo soltanto della Cubbaita (o Cubaita) e del suo straordinario radicamento alla Sicilia e, probabilmente, anche alla cultura fenicia e a quella greca e latina, ancora molto vive all’epoca dell’invasione saracena. Ecco perchè l’amata Cubbaita potrebbe essere greca e latina (quanto araba e fenicia). La nostra ricostruzione.
La storia del Torrone dalla Cubbaita alla Copata, in principio era una coppa
Nonostante sull’origine della Cubbaita ci siano state due correnti di pensiero: quella latina e quella araba, assodati sono sempre apparsi i collegamenti, in giro per l’Italia, tra varianti di uno stesso nome, da Copata a Cubbaita. Tenendo stretto questo bandolo della matassa proviamo a srotolare azzardando un possibile etimo antico di Copata. Sì perchè eroicamente la vogliamo leggere qui come una metonimia. Che trasferisce cioè il nome della causa, il ritagliare (attraverso una coppa) o coppare un impasto (operazione che oggi si fa con il coppapasta che non a caso è rotondo e assomiglia ad una tazza senza fondo) o il modellare a forma di coppa o cupola (?), sull’effetto: il dolce golossissimo conosciuto nelle diverse tradizioni regionali italiane, tutte antenate del Torrone. Improbabile? Del resto a conservare questo significato antico è il francese couper (stranamente simile a coupe, coppa), che significa tagliare in senso lato.
Un possibile discendente dell’antico verbo latino
Ma siamo sicuri che non esistesse anche nel volgare italiano un termine simile? Il Vocabolario Sardo-Logudorese-Italiano di Pietro Casu chiarisce che in Sardegna cuppàda (da cuppàre tr. dimezzare, alzare il mazzo delle carte) è utilizzato ancora nel gioco delle carte nel senso di tagliare il mazzo. Certo l’influenza sabauda in Sardegna c’è stata, ma c’è chi considera l’ampiezza linguisticamente circoscritta agli apparati amministrativi insediatisi nell’isola a partire dalla sua attribuzione a casa Savoia nel 1718 (Trattato di Londra). Ma la ricerca, siamo sicuri, potrebbe continuare analizzando i dialetti italiani.
Cubbaita segreta e storia inedita del dolce siciliano
Arrivati sin qui, se la forma a coppa di un antico dolce greco-latino vi pare, come a noi un’ipotesi non pegregrina, continuate tranquillamente a leggere e venite con noi in Sicilia ad assaggiare le diverse varianti della Cubbaita e a scoprire i segreti nascosti nel suo nome. Innanzitutto, notiamo che ci sono due parole potenzialmente presenti in Cubbaita. Una è la parola cubba che in siciliano, come la definisce il Nuovo dizionario Siciliano-Italiano del 1876, significa anche cupola:
Cubba , s . f . spezie di volta a guisa di cupoletta solita farsi per coperchio alle sorgenti di acqua delle Scaturigini , o Polle , onde preservarle dalle sporcizie, Arco , Volta , Cupola .
Del resto, anche la parola araba qubbah ha lo stesso significato: volta, tetto a volta, cupola. L’altra è la parola bayt che in arabo significa casa ma anche locale e camera, bottega(?). Nella nostra avventurosa ricostruzione, la Cubbaita potrebbe unire curiosamente due concetti architettonici in un solo dolce proseguendo sotto nuove spoglie un’antica tradizione. Che doveva essere più antica dell’arrivo dei saraceni in Sicilia, ed aver inglobato già l’architettura nel dolce. Come sembrano, del resto, avere fatto le altre antenate del torrone.
Copata, cupeta e cupulèttas le antenate legate da una forma comune
Le antenate sì: Copata, Cupeta, Coppetta e le Cupulèttas sarde, che il vocabolario edito dall’Istituto Superiore Etnografico della Sardegna definisce: dolce casalingo, con anima di mandorle o pignoli e miele o sapa. Molto probabilmente, anticamente tutte tonde, come del resto, con altrettanta probabilità, anche la cubbaita lo fu. Tutte, quindi, figlie architettoniche di una coppa e di un cerchio. Sia che originariamente tale coppa sia stata utilizzata per ritagliare dall’impasto e dargli forma, sia che il dolcetto dovesse volutamente simboleggiare una cupola (ottenuta con una coppa?) diventando alla fine anche il nome ghiottoneria. Del resto in quanto a solidità le antenate del Torrone presentavano gli ingredienti giusti, non si sarebbero sbriciolate ad a ogni piè sospinto. E così dalla cubba siciliana – come è anche chiamata la cuba di Santa Domenica – alla coppa latina, il passo gastronomico potrebbe essere stato molto breve. E la storia della Cubbaita, deliziosamente appassionante.
Cubbaita segreta: la cuppa latina, la Kuppel tedesca ed il Pantheon
Prima di tornare a parlare di croccanti leccornie, qualche chiarimento sui signficati di coppa dal Dizionario Treccani on line:
Còppa1 s. f. [lat. tardo cŭppa, variante del lat. class. cūpa «tino»]. – 1.a. Vaso per bere, di cristallo o metallo, generalmente largo e poco fondo o a forma emisferica e con piede di sostegno (e fino al sec. 15° fornito anche di coperchio)…Per estens., la parte superiore, concava, che contiene il liquido (per analogia, anche la parte superiore del calice), e per metonimia il liquido stesso che vi è contenuto: una c. di spumante..In partic., coppa di gelato, o assol. coppa, gelato presentato in una coppa (dell’uno o dell’altro tipo).
In effetti la parola cupola (kuppel in tedesco) deriva da cūppa che in latino significava oltre che coppa anche botte, fusto e barile. La più importante cupola costruita nell’antichità fu proprio il Pantheon. Ma i romani si erano impossessati della tecnica costruttiva della cupola dagli etruschi che già nel VII a. C. sembra costruissero le cosidette tombe a tholos, mentre sull’isola erano già passati i colti ioni, lasciando profonde tracce linguistiche in particolare su alcune città: Messina, Naxos e Catania.
Cubbaita origine araba o greco-latina? Le altre storie
Quando i saraceni conquistarono la Sicilia, non solo le mandorle circolavano da un pezzo, ma anche l’idea architettonica della cupola era ampiamente penetrate nell’ex pronvincia romana. Così come l’abitudine di gustare una ghiottoneria molto probabilmente rotonda e croccante che forse aveva già allora conosciuto diversi nomi. Ma la storia possibile, e forse probabile, lascia ora spazio e rispettosa precedenza alla storia ufficiale che subisce qui una biforcazione. Da un lato si va per l’origine araba della Cubbaita, dall’altro si torna a quella greco-latina. Partendo da Copta per arrivare a Cupeta secondo la ricostruzione etimologica di un illustre professore italiano del Seicento.