di Isabella Rossi
“Caro Giorgio ti racconto quello che otto tue canzoni mi hanno ispirato.” In “Quando sarò capace di amare“, in scena lunedì sera al Teatro Cucinelli di Solomeo (Perugia), Stefano Massini si sdoppia per raggiungere Giorgio Gaber. Da un lato c’è Massini affabulatore che conduce il pubblico attraverso percorsi narrativi in grado di collegare Giorgio Gaber e le sue canzoni a realtà forse inimmaginate dal celebre artista milanese ma a lui, in qualche modo, intimamente connesse. Dall’altro c’è il Massini spettatore eclettico e appassionato fan del celebre cabarettista, cantautore e attore milanese. Cosa collega Phineas Taylor Barnum o la storia di una sopravvissuta alle torture naziste alle canzoni di Giorgio Gaber e Sandro Leporini? La chiave è tutta nell’esperienza intima di un fruitore delle opere di Gaber, quale Massini si propone. Uno in grado di colmare l’apparente distanza che le separa da insospettabili personaggi e funamboliche situazioni, passati e presenti. Fino a riconnetterli con la profonde realtà di un’anima senza tempo. Da I mostri che abbiamo dentro a La parola io per proseguire con Non insegnate ai bambini e Se io sapessi fino a tante altre canzoni, Massini affabulatore, procede a ritmo di marcia, attraverso le bellissime atmosfere create dall’Orchestra Multietnica di Arezzo, a ripercorrere i sentieri solcati da Massini spettatore. Un percorso pieno di voli brillanti, inaspettate svolte e ampi scorci che si aprono all’orizzonte. Un percorso che ritrova le radici di un pensiero volto al progresso dell’umanità da tutte le schiavitù, condannando anche quell’ipocrisia tristemente sdoganata che permette ai mietitori di posti di lavoro la continua celebrazione del proprio umanesimo. Alla fine del percorso qualcuno incontrerà poi Gaber, altri ancora Massini. Ma un Massini che a Gaber sarebbe piaciuto come quello che con Lehman Trilogy, una pièce in tre atti sui centosessant’anni di storia del capitalismo, ha trionfato ai Tony Awards 2022 dove si è aggiudicato il premio per la migliore opera teatrale. Sempre a Lehman Trilogy sono andati inoltre i premi per il miglior attore protagonista (Simon Russell Beale), per la miglior regia (Sam Mendes), per il miglior set design (Es Devlin) e la miglior lighting design (Jon Clark).
22/06/2022