Ogni identità è la risultante di un processo metafisico intinto nel mistero e inaccessibile, o quasi, al verbo in Idem – Io contengo moltitudini – in scena il 12 Novembre al Teatro Secci di Terni
Simbiotici e soli, convulsi, viscerali, frenetici ma anche profondamente ancorati alle relazioni, gli esseri umani. Vittime del patema, che esplose nell’Urlo di Edvard Munch e sfigurò i volti dei Giocatori di Skat di Otto Dix. Preda di una moltitudine di “io” – Uno, nessuno e centomila – ognuno con la propria istanza. A volte in spietato ed ironico contrasto con tutte le altre. Eppure, alla continua ricerca di relazione. Con un focus sulla fisiologia delle relazioni, e sul loro impatto sui corpi, si apre il ritratto di umanità vista dal suo interno che trova corpo ed espressione In Idem – Io contengo moltitudini -, il nuovo lavoro della compagnia Abbondanza/Bertoni (il debutto al Festival MilanoLtre è stato il 29 settembre), in scena sabato 12 novembre al Teatro Secci di Terni.
Esplorando la frammentazione
Questo viaggio nell’identità contemporanea esplora la frammentazione dal suo lato più arduo e sfuggente: quello delle emozioni. Quattro personaggi, quattro raffinati ed instancabili interpreti (Fabio Caputo, Sara Cavalieri, Cecilia Francesca Croce, Filippo Porro) sono i protagonisti di un’avvincente coreografia (a cura di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni) che sonda i delicati equilibri in un eterno divenire di relazioni, esterne ed interne. Perché ogni identità è la risultante di un processo metafisico intinto nel mistero e inaccessibile, o quasi, al verbo.
La danza contemporanea come mezzo espressivo privilegiato
Là dove la parola si inabissa in cliché o si perde in deserti di simboli allontanando sempre più il senso dall’espressione linguistica, la danza contemporanea diventa mezzo espressivo privilegiato. Proprio come la musica, può illuminare ogni piega dell’anima raccontandoci con un semplice gesto, un’espressione, un movimento non solo lo state of mind di un essere umano ma l’interazione tra corpo e mente che lo ha inspirato. Quante volte si può morire o sopravvivere ad un’emozione prima di riconoscere quelle sinergie relazionali capaci di sciogliere ogni cristallizzazione? Quadri di pietà, scene di parto raccontano di morti e rinascite che possono generare nuove identità e nuove esistenze alla luce di una nuova consapevolezza. Un nuovo sé che dimostra che lo strappo è ricomponibile, la frammentazione sanabile.
Isabella Rossi
Curiosità sullo spettacolo
Il sottotitolo “Io contengo moltitudini” è tratto da una poesia di Walt Withman. L’ideazione e la regia sono di Michele Abbondanza. Orlando Cainelli ha curato le elaborazioni musicali, Andrea Gentili il disegno luci. Lo spettacolo è stato prodotto dalla compagnia Abbondanza/Bertoni in partnership con l’Accademia Professionale Danza Milano – Centro ArteMente; Mibact, Provincia autonoma di Trento, Comune di Rovereto, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.