Fiber Art, autoritratti del femminile con infinite possibilità
La Fiber Art sta vivendo una stagione fortunata in Italia, iniziata negli anni ’90 del Novecento. Ne porta testimonianza una fioritura di opere di qualità, che la arricchiscono di nuove prospettive e potenzialità espressive, scaturite da un utilizzo di materiali e mezzi sempre più connessi con la contemporaneità. Nata negli anni ’50 tra Stati Uniti, Canada e Giappone, sull’onda dell’espressionismo americano, la Fiber Art fa propria la lezione delle Avanguardie europee che vollero superare le categorizzazioni in uso rivendicando, fra le altre cose, l’autonomia dell’opera d’arte dai mezzi ed i materiali utilizzati nel processo creativo. Nella Fiber Art, come in tanta produzione artistica contemporanea, l’artista è al contempo artigiano, in quanto realizza l’opera con le sue mani. Ed il ricamo delle origini, da tempo, non è più l’unica tecnica utilizzata.
Fiber art dal ricamo all’inclusione della contemporaneità
Di fatto, tutto ciò che è flessibile può essere tessuto: carte, filati, canne di plastica, ramoscelli, solo per citare alcuni dei tanti materiali utilizzati nel processo creativo. Così, nelle opere presentate in Appunti di fotografie, a cura di Giorgio Bonomi, dal sei maggio al tre giugno 2023, allo Scd Studio di Perugia, ricamo e fotografia sono tecniche al servizio di poetiche e stili differenti che rivelano anche la molteplicità di prospettive di cinque artiste: Federica Bernardi, Nadia Frasson, Paola Rizzi, Natalia Saurin e Beatrice Speranza, ognuna con un proprio percorso verso e dentro la Fiber Art.
Nadia Frasson, autoritratti del femminile fra tagli e suture
In alcune delle opere realizzate con la tecnica della fotografia, del collage e del ricamo, Nadia Frasson, artista autodidatta nata a Treviso nel 1964, unisce l’esplorazione del corpo femminile, attraverso autoritratti, ad un sentimento di disgregazione che il corpo bilancia e attutisce. In quei collage, il mondo fisico e quello interiore entrano in contatto nello spazio dell’arte e lo modificano dando vita ad una nuova prospettiva. In una continua tensione tra il vissuto giornaliero e lavorativo, ed un intimo rasserenante, la scoperta del corpo nella sua maturità è più volte rivoluzionaria. Inaspettatamente, il nudo femminile diventa casa, ancora e rifugio superando un senso di turbamento e frammentazione. Tuttavia, ci tiene a sottolineare l’artista, a Perugia per l’inaugurazione della mostra il sei maggio scorso, questo stato di consapevolezza non è stato immediato.
Corpo femminile e maturità attraverso la Fiber Art
E’ frutto di un lavoro su se stessa avviato circa dieci anni fa con l’inizio delle trasformazioni legate alla premenopausa. Altrettanto importante per la sua maturazione d’artista, è anche il quotidiano contatto con la sofferenza all’interno del Centro di salute mentale in cui Frasson opera sia come infermiera che come ideatrice e coordinatrice di uno spazio dedicato all’arteterapia. In quei laboratori, ragazzi in età tra i diciotto e i trent’anni sono ogni giorno alla ricerca di mezzi espressivi che li ricuciano al quotidiano. Allo stesso modo, il ricamo che nelle opere di Enne Effe attraversa due o più momenti e stati dell’essere, assumendo il valore di segno, è sutura e, al contempo, spaccatura dalla quale ancora zampilla sangue rosso e vitale. Sintomo di salute e muto testimone di sofferenza.
Isabella Rossi
Biografia di Nadia Frasson
Enne Effe è nata a Treviso nel 1964. Artista autodidatta, realizza opere in cui stratifica tele, garze, stoffe con combinazioni di materiali e oggetti che diventano “Preghiere”, “Storie brevi”, atti di dolore. Nelle ultime produzioni ha utilizzato anche la fotografia, con tecniche miste e la video performance, collegandosi più esplicitamente allo studio e confronto con il corpo. Si tratta di riflessioni dove l’autoritratto ha una centralità visiva come punto di fuga e concettuale come punto di vista. Ha esposto in mostre personali e collettive. Vive e lavora a Portogruaro.
Principali mostre/performance recenti
Mai più lo sguardo basso -attivitá performative nell’ambito della giornata Internazionale contro la violenza sulle donne 2013-14-15, Portogruaro VE
2016
Storie brevi-Spazio 136, Portogruaro VE
Prex Precis-Café de Mar, Caorle VE
Premio Borgo 2016, Roma 1’premio
RAWRoma art week,Roma
Senza pelle -Knulp – Trieste
2017
TraMe e Me -Pab,Portogruaro, VE
Senza cambio di scena, Treviso
A unghie spezzate scaviamo, Flambruzzo Udine
Nonostante -The Queendom art and Design Gallery Treviso
Libri di Versi 2017-18-20 Museo Concordiese, Portogruaro VE
2019
Other Identity, Noli me tangere -Galleria Guidi& Schoen Genova
Pane e pazienza, Tarzo Treviso
Io lo vedo il tuo infinito – Ai molini, galleria d’arte contemporanea comunale Portogruaro,VE
2021
Racconti di superficie-Sala Xenia Trieste
Mentre ti guardo andare via- fotografia
Te Lucis Ante – performance
25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne-ospedale di San Vito al Tagliamento-PN
Date al Dolore la Parola-performance
Spazio San Vidal – Venezia
Camera Chiara
Tra Me e Me – fotografia
2022
Spazio Urbano- San Giovanni La Punta-Catania
Sine Nomine, investire sulle opere e non sulle firme
Mentre ti guardo andare via – fotografia
Spazio Espositivo Sorgente Oreno-Monza Brianza
Collettiva 20/22 Sette fotografe per marzo donna
Noli me tangere-fotografia
Anche Io come Te- Performance
Atelier Alchimia Arte-Dortmund
Collettiva marzo 20/22
Tra Me e Me-fotografia
Trevignano Fotografia, Villa Onigo
12 edizione-Mi Riconosco
Intime Conversazioni – fotografia
Associazione Culturale Bianca Pilat – Milano
Eros e Thanatos
Tra Me e Me – fotografia
Udine -Parco di Sant’ Osvaldo
L’Arte non Mente
In me desidero, parole al cielo – performance
Spazio Espositivo Sorgente Oreno – Monza Brianza
Personale
In questa casa non c’è polvere – fotografia
Trieste – Hangar Teatri
A Volto scoperto – fotografia e performance
Con Roberta Pastore
Bassano del Grappa – Galleria Via Roma
E tu chi sei? – fotografia
Fossalta di Portogruaro – Chiesetta di Santa Cristina in Gorgo
Appetito Sconfinato del terzo millennio di Roberto Ferrari con Sandro Carta
Performance
Enne Effe si racconta
Ho avuto la fortuna di nascere in campagna, in provincia di Treviso nel 1964. Libera di perdermi nella natura e tra gli affreschi di una villa veneta, imparo la bellezza. Fin dall’infanzia ho amato dipingere e creare con le mani dei piccoli mondi. Dopo un primo periodo dedicato alla pittura, mi riapproprio di una tradizione di famiglia, il ricamo. Con ago e filo racconto il mio presente, I miei sogni, i miei turbamenti. Mi avvicino tardi alla fotografia, ma una volta scoperta la magia delle immagini stampate non la abbandono più. Esploro il mio corpo, ne scruto i cambiamenti e mi stupisco trovando poesia in quello che agli occhi della società attuale é un difetto da nascondere. Le pieghe, le rughe, i segni del tempo diventano fulcro della mia ricerca. Sovrappongo, strappo, avvicino e ricamo. Un gioco che è racconto, che diventa armonia sotto i miei occhi. Tutto, anche il dolore più grande si appiana e con ago e filo narra una storia che mi accompagna e che amo condividere.
Invecchiando ho imparato anche ad utilizzare il mio corpo e lo spazio per “pregare” in rituali comunitari. Ogni gesto che compio nasce lì e solo in quel momento, per quel luogo, per i presenti che spesso coinvolgo nei miei riti. Non esistono prove delle azioni che compio, ma ricordi di tradizioni, di narrazioni, di sentimenti e di emozioni che evoco e metto in preghiera. Mi costruisco i costumi e raccolgo accessori che mi aiutano nella narrazione, scelgo la musica e le parole che sono quasi sempre presenti, ricamate precedentemente o in azione.
Lo spazio assume un ruolo fondamentale, diviene utero, quinta, o interprete, così come i presenti che coinvolgo a loro insaputa e a cui spesso dono parte dell’opera come una comunione. Una offerta di riflessione sul tempo, sull’amore, sull’esperienza del dolore.