Danza contemporanea
“Opporsi a qualsiasi cosa ci impedisca di essere creativi”
Un tuffo nella memoria per ripercorrere le imprevedibili vie delle relazioni che hanno costruito, passo dopo passo, il nostro cammino. E dalla famiglia d’origine alle famiglie in senso ampio la strada di un danzatore è lastricata di legami, a volte miracolosi, altre disastrosi. Ma tra magia e sofferenza, si cresce. Portrait di Mehdi Kerkouche, presentato al sessantesettesima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, è il nuovo lavoro dell’eclittico coreografo e regista parigino che durante la cattività pandemica, armato di un semplice smartphone, è riuscito a illuminare il mondo della danza con un video realizzato insieme alla sua compagnia, Emka, e divenuto virale nei social media (si parla di milioni di visualizzazioni) nel giro di brevissimo tempo. E proprio Confinected, sua creazione, sulle note di “You are the first, the last, my everything” di Barry White, scaturito dal desiderio di opporsi a qualsiasi cosa impedisse di essere creativi, ha decretato l’ascesa strepitosa di un artista già molto promettente e conosciuto in diversi ambiti dello spettacolo, dal cinema alla televisione passando per la pubblicità. E’ arrivato così anche il prestigioso incarico, da parte di Aurélie Dupont, a coreografare ET SI per il Balletto dell’Opera di Parigi.
Teatro Romano di Spoleto
E’ questo il momento della consacrazione di Kerkouche un danzatore nato a Parigi in una famiglia di origine algerina e cresciuto a tv e video musicali “perchè non avevamo i mezzi per andare a teatro”. In una Parigi “un tempo più tollerante”, il ragazzo cresce in quartieri dove bianchi, neri, ebrei e musulmani condividono le stesse scuole, le stesse strade, la stessa multiculturalità. In quei primi anni la svolta arriva quando la danza imparata guardando la tv (da Micheal Jackson a Britney Spears) trova finalmente riconoscimento in famiglia, Kerkouche viene iscritto ad una scuola di danza. Ma il quartiere e la famiglia continuano a fornire stimoli contribuendo alla sua evoluzione personale. Da lì il desiderio di raccogliere elementi eterogenei (in una grande varietà di linguaggi) facendoli dialogare fra loro e dimostrando ogni volta che i muri si spossono superare. Intento poetico che il giovane artista persegue nei suoi lavori e nelle sue creazioni che nella mutlicultarilità affondano le proprio radici e traggono vitalità.
L’ascesa matura collezionando moltissime esperienze fino alla creazione di un proprio festival, On danse chez vous, la cui terza edizione è stata ospitata dal Théâtre national de la Danse. Ma è nel gennaio 2023 che al coreografo viene affidata la direzione del Centre Coreographique Nationale di Créteil et du Val-de-Marne, il coronamento di un lungo percorso. Sul palco del Teatro Romano di Spoleto otto danzatori con età dai 20 ai sessantasette anni, con diverse specializzazioni, dall’hip hop, alla break dance fino alla danza libera di Isadora Duncan, hanno danzato su una colonna sonora ispirata da un brano molto amato dal coreografo, Curtains di Elton John, trovando punti di incontro tra diversi linguaggi ed espessione a diversi percorsi formativi. Da soli a duetti, e con l’intero corpo di ballo i momenti di Portrait sono stati scanditi da fermo immagine e dissolvenze, pagine di un album interiore dove trovano spazio gioie e conflitti, attrazioni e repulsioni, morti e rinascite. Ne è emersa una visione della danza come relazione che può in ogni momento diventare detonatore delle più belle emozioni, protagonista di feste e celebrazioni. Un aspetto che, il 30 giugno scorso, ha scatenato l’entusiasmao del pubblico del Teatro Romano.