Originariamente previsto come seconda parte del programma presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto 2022, Common grounds di e con Germaine Acogny e Malou Airaudo, ha aperto il programma della serata, il 24 giugno 2022 al Teatro Menotti, portando in scena le due artiste di fama internazionale con un lavoro ispirato alle loro biografie.
La variazione al programma, dovuta probabilmente alla necessità di facilitare l’allestimento di le Sacre du printemps di Pina Bausch (che prevede una distesa di terra sul tappeto) ha aperto un interessante scorcio sulla storia della danza, a partire dalle biografie di due donne importanti. Un incontro non casuale quello delle due danzatrici e coreografe. La Acogny, conosciuta come la “madre della danza africana contemporanea” è una donna di grandi visioni capace di connettere, con la danza e per la danza, mondi apparentemente lontani se non ostili. Nipote di una sacerdotessa Yoruba, la Mama fonda la sua prima scuola a Dakar nel 1968, dopo aver studiato a Parigi presso l’Ecole Simon Siegel. Tra il ’77 ed il 1982 è direttrice di Mudra Afrique, fondata da Béjart e dal Presidente-poeta del Senegal Léopold Sédar Sénghor, e riesce a creare un modello di scuola che sarà seguito poi in tutto il contintente africano. La Acogny fa scuola innovando le tecniche e creando sistemi di formazione sconosciuti ma efficaci. Diventa così un punto di riferimento per tantissimi giovani africani, per la danza africana e per la danza in genere. Di lei si parlerà in tutta l’Africa, e nel mondo della danza contemporanea, con rispetto e ammirazione. Si trasferisce a Tolosa nel 1985 dove fonda con il marito Helmut Vogts lo Studio Ecole Ballet Theatre Du 3Eme Monde.
All’École des Sable nasce l’icona della danza contemporanea africana
Dieci anni dopo, nel 1995 Acogny fonda l’École des Sable La sua compagnia Jant.B, fondata nel 1998, porta in scena lavori come Fagaala, sulla storia del genocidio in Ruanda, vincitore di un Bessie Aword. Seguono altri importanti premi ai suoi lavori, tra cui nel 2018, l’ Outstanding Performer Bessie’ Award per il suo coraggioso e feroce “sacrificial one” in un Rite of Spring reinventato e creato appositamente per lei dal coreografo Olivier Dubois in Mon élue noire (My Black Chosen One): Sacre #2 . Ma è nel 2021 che La Biennale di Venezia attribuisce il Leone d’Oro alla carriera alla danzatrice e coreografa franco-senegalese.
Leone d’Oro alla Carriera nel 2021
“Germaine Acogny è un’artista di altissima qualità e massima integrità – riconosce la motivazione del Leone d’Oro alla Carriera. Il suo contributo alla formazione nella danza e nella coreografia dei giovani dell’Africa occidentale e l’ampia diffusione del suo lavoro nel Paese d’origine e nel mondo hanno fatto di lei una delle voci autonome che più hanno inciso sullo sviluppo dell’arte della danza. La Acogny crede nel potere della danza di cambiare la vita delle persone e si è sempre impegnata a condividere la sua passione come atto di trasformazione e di rigenerazione”. Ma i riconoscimenti sono tanti anche da tutto il mondo della danza ed il coreografo britannico Wayne McGregor ha sottolineato come “La sua influenza come artista e il suo impegno nella formazione di innumerevoli giovani artisti della danza in Africa (e non solo) sono un retaggio che dovremmo valorizzare e celebrare mentre la sua inesauribile visione continua a essere fonte di ispirazione e di guida”.
Danzatrice di punta della compagnia di Pina Bausch
Per Malou Airaudo la via della danza è un altra. Ma non meno dura e avventurosa. Nata a Marsiglia nel 1948 inizia a ballare all’Opéra di Marsiglia all’età di otto anni. Entra nel Ballet Russe de Monte-Carlo a 17 e diventa solista con Léonide Massine, prima di unirsi a Françoise Adret e il suo Ballet-Théâtre-Contemporain nel 1968. All’inizio degli anni 1970, si trasferisce a New York per lavorare con Paul Sanasardo e Manuel Alum, coreografo dell’assolo Woman of a Mystic Body. Qui incontra per la prima volta Pina Bausch che nel 1973 la invita a Wuppertal, in Germania, dove il direttore dei teatri della città Arno Wüstenhöfer aveva appena nominato la Bausch direttrice del Wuppertal Ballet, che presto le ribattezza Tanztheater Wuppertal. La Airaudo diventa una delle figure chiave dell’ensemble, dando vita a importanti ruoli in varie produzioni come Iphigenie auf Tauris, Orpheus und Eurydike, Café Müller e danzando, fra gli altri, The Rite of Spring.
Interprete, insegnante e coreografa di successo
È stata membro fondatore della compagnia di danza parigina La Main, insieme a Jacques Patarozzi, Dominique Mercy, Helena Pikon e Dana Sapiro, e ha lavorato con la coreografa Carolyn Carlson al Teatrodanza La Fenice di Venezia. Dal 1984 al 2018 insegna danza alla Folkwang University of the Arts di Essen-Werden e nel 2012 diventa direttrice dell’Istituto di danza contemporanea dell’università. Fra i suoi successi citiamo Le Jardin des Souvenirs, Jane, Je Voudrais Tant, Schwarze Katze e If You Knew, creati a partire dalla metà degli anni ’90 per compagnie come il Folkwang Tanz Studio, il Ballet de Nancy, il Ballet de Geneva, il Ballet du Nord e la Biennale di Venezia. Nell’ultimo decennio lavora con il Pottporus Renegade Theatre creando coreografie con break-dancer come Irgendwo e Verlorene Drachen.
Common ground[s], il duetto
La collaborazione è iniziata all’École des Sables nel novembre del 2019. Nel febbraio del 2020 è poi continuata alla Folkwang University of the Arts (Essen, Germany), dove Malou è stata direttrice del dipartimento danza fino al 2018. Fabrice Bouillon era presente in entrambi le location e ha composto le musiche per il duetto. Le prove del palcoscenico hanno avuto luogo al Sadler’s Wells di Londra, dove è stato sviluppato anche il lighting design.
La passione per la danza
La decisione da subito è quella di mettere a serizio della creazione le esperienze maturale. Esperienze molto differenti quelle della fondatrice della celebre École des Sables e della danzatrice storica del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Ma accomunate da una grande passione per la danza che non rimane separata dalla vita ma ne diventa parte integrante. Viene così creato e sviluppato il duetto Common grounds che verrà poi interpretato dalle due artiste, entrambi già settantenni. Ma la diversa fisicità dell’età matura, non sarà d’ostacolo alla creazione.
Lo spazio del corpo
Proprio questa è forse la più grande lezione della danza contemporanea sul corpo. Una lezione che nell’esperienza di molti coreografi trova conferma. La concezione di una danza che invece di negare gli spazi al corpo maturo, li apre. Facendo entrare nell’esperienza artistica anche l’esperienza umana, non più confinata per limiti di età all’esilio dall’arte. Segno evidente della differenza che l’arte contemporanea ha saputo trasmettere alla danza, risvegliandola da un rapporto di subordinazione con la musica e con la parola. Come raccontano le protagoniste, nel duetto non c’è solo la danza ma le esperienze di vita legate al loro essere donne, madri, nonne. Tutto si mischia e si confonde nel magma creativo. Ne emergono immagini suggestive ancorate a biografie complesse. Ieraticità e sacro, rito e gesto si mescolano in percorsi di vite apparentamente distanti regalando al pubblico suggestivi momenti di danza.