Danza moderna
Lezioni di libertà
“Ascoltate la musica con l’anima. Non sentite un essere interiore che vi si risveglia dentro? È per lui che la testa vi si drizza, che le braccia si sollevano, che camminate lentamente verso la luce. E questo risveglio è il primo passo della danza come la concepisco io.”
Tra i pionieri della danza moderna un posto speciale spetta ad Isadora Duncan, musa ispiratrice di rivoluzionarie visioni dell’approccio femminile all’arte ed espressione di una sensibilità unica nel panorama delle avanguardie dei primi del Novecento. Con il suo Isadora Duncan, in scena domenica 19 novembre al Teatro Cucinelli di Solomeo, Jérôme Bel, artista e coreografo francese di fama internazionale, porta in scena nei teatri europei un breve ma intenso ritratto della celebre coreografa e danzatrice americana esplorandone tratti della dimensione artistica e umana e facendosi custode della sua eredità.
Nel suo linguaggio espressivo la gestualità si fa interprete di moti del cuore ciclici ed universali nel cammino dell’umanità: desiderare, cercare, tendere verso, il mondo, abbandonare. L’attenzione è tutta rivolta al senso di libertà trasmesso dalla ricerca interiore e dal suo approdo nella visione di un movimento, libero da codificazioni esterne, totalmente al servizio della propria anima. Una novità travolgente per la concezione tradizionale della danza ma non solo. La forza e la sacralità con cui la Duncan, con coraggio e determinazione, rappresenta il corpo femminile, ispirandosi alle divinità del mondo greco e romano, rappresentano uno strappo ancora più deciso alla tradizione della danza in occidente. Dopo l’esecuzione della coreografia ideata per la danzatrice Elisabeth Schwarts, sul palco insieme a Chiara Gallerani, assistente di Bel, nel ruolo di narratrice, lo spettacolo è diventato un open lab per il pubblico in sala, in perfetta continuazione con il testamento artistico della “divina” che nella vecchia Europa volle
scuole di danza gratuite e aperte a tutti con l’intento di educare le allieve al culto delle arti e alla libertà e all’armonia dei movimenti. Sin dai primi passi, in una scuola di danza classica di San Francisco sul finire dell’Ottocento, la Duncan, figlia di una insegnante di musica, sente l’esigenza di formulare un proprio linguaggio espressivo in grado di tradurre le emozioni ispirate dall’arte e dalla natura. A piedi nudi, vestita di morbide tuniche, la danzatrice è finalmente un’artista che improvvisa ed inventa nel rispetto dell’armonia e delle sue leggi universali, fino a scoprire il proprio personale linguaggio.