La Cinderella’s di Stavropoulos ha perso la fiaba ma non la carrozza
Cinderella’s di Alexandros Stavropoulos, in scena con due repliche il 3 luglio al Teatro nuovo Giancarlo Menotti di Spoleto è uno spettacolo interessante perchè stimola la riflessione senza negare alcuni momenti di pura estetica, intesa come nutrimento artistico che non arriva attraverso l’uso della logica. Eppure la celebrazione della logica, del pensiero razionale è al centro dello spettacolo e ne determina molti suoi aspetti. A partire dalla musica. Le composizioni musicali (Konstantina Polychronopoulou) ispirate da uno degli inventori della musica minimalista, Steve Reich, governano la drammaturgia dell’opera.
Cinderella ed il programma minimalista
Il programma minimalista, che scandisce musiche timbricamente uniformi o quasi, e spoglia la musica da una struttura musicale modellata dall’armonia, accetta solo minime variazioni. Cambiamenti quasi impercettibili nel corso di ripetizioni ritmiche, di fotogrammi di melodia. Lo scavo avanguardistico, iniziato nei primi del ‘900 (vedi il Balletto Triadico) ha portato negli anni ’60 del Novecento alla fondazione di quel minimalismo musicale statunitense che si stabilizzerà poi entrando nella tradizione musicale colta. Da qui la fonte d’ispirazione musicale della Cenerentola sui generis proposta al Festival dei Due mondi edizione 2021.
Cinderella’s Stavropoulos al Festival dei Due mondi 2021 e la serialità
Allo stesso modo nella coreografia anche la fiaba di Cenerentola è privata dei suoi elementi narrativi, come coerentemente attesta anche la scelta dei costumi, ridotti a sottostrutture, ovvero verdugali, cerchi e stecche utilizzati per il sostegno dell’abito delle principesse. La sottrazione minimalista innesta qui però una componente satirica al personaggio della Cenerentola, ormai privato anche di un’identità per mezzo della serialità che ripropone, attraverso le otto ottime danzatrici, uno stesso identico modello di figura femminile.
Cenerontola e gli stereotipi femminili degli anni ’60
Infatti, sotto i riflettori le “duplicate” interagiscono nei confini stretti di uno stereotipo femminile ispirato sì alla protagonista della fiaba di Walt-Disney ma anche ad un modello di donna americana primi anni ’60. Un modello che tuttavia, qui, tradisce la sua natura grottesca portando all’eccesso i tratti caratteriali designati e celebrati come femminili da tanta vasta cultura popolare. Però, quando le luci si spengono e le danzatrici diventano ombre danzanti sul palco, allora, per brevi attimi fuggenti, la danza si libera delle sovrastrutture ideologiche e riacquista il suo potere.
Giovane coreografo di talento
Il giovane Stavropoulos al suo primo lavoro coreografico dà prova della qualità di un percorso di studio vasto. Un percorso che ha riconosciuto l’impronta formalistica di molte avanguardie del Novecento. E che ne sa ricomporre i tratti offrendo una lettura alternativa della fiaba di Cenerentola, nella versione firmata Walt-Disney. C’è poi da dire questa Cenerentola, pur senza fiaba, la carrozza non l’ha persa, tutt’altro. Profittando di un cambiamento di programma del Festival dei Due mondi 2021, dovuto a complicazioni logistiche innescate dalla pandemia – che sembra abbiano trattenuto gli artisti di The American Moth, spettacolo in programma nel fine settimana con varie repliche – il giovane coreografo ha colto al volo la sua occasione trovandosi all’improvviso su uno dei palchi più belli del Festival dei Due mondi.
coreografia e concept Alexandros Stavropoulos
con Lambrini Golia, Maria Kakoliri, Iro Konti, Despoina Lagoudaki, Maria Manoukian, Dafni Stathatou, Stefania Sotiropoulou, Katerina Christoforou
composizione musicale e sound design Konstantina Polychronopoulou
costumi Francesco Infante
foto Kat Georgoudis, Spyros Chatziangelakis, Dimitris Mamaloukos