Luisa Spagnoli storia vera di un’imprenditrice geniale, come dimostrano le sue invenzioni in campo dolciario e nella produzione di capi in angora. Allo stesso modo spese il suo genio per aiutare il prossimo. Dei suoi aiuti umanitari diretti, senza intermediazioni di terzi, parlano le biografie e gli atti dei convegni negli interventi a lei dedicati. Tuttavia, a raccontare, più di ogni altra cosa la filantropia di Luisa Spagnoli, nata Sargentini, è proprio la vita aziendale che lei, in prima persona, plasmò nell’organizzazione attraverso la formazione delle operaie e la creazione di un asilo nido aziendale, forse il primo d’Italia.
L’asilo nido della Perugina di Fontivegge
Nello stabilimento della Perugina di Fontivegge Luisa pensò di creare un “nido materno” che fu inaugurato nel 1927. Consisteva in una sala allestita con culle, tavolini e sedie, sotto la custodia di una “tata aziendale” (un filmato della Perugina degli anni ’30 mostra l’interno del nido), dove le operaie lasciavano i loro neonati durante le ore di lavoro, per poi allattarli agli orari prestabiliti. La mamma ed il bambino non erano così mai veramente separati dai lunghi turni lavorativi. E le operaie non erano costrette a restare a casa per allattare i loro bambini. Che tante donne trovassero lavoro presso la Perugina era già di per sé un evento straordinario per quei tempi. A questo si aggiunse l’asilo nido. Si trattava di un’innovazione grandissima e quasi senza precedenti che teneva realmente in considerazione le esigenze delle donne e delle giovani famiglie del tempo. Ma non fu l’unica.
Opere di bene senza troppi clamori
Nella Perugia degli anni ’20 e ’30 molte erano le persone bisognose che contattavano l’imprenditrice per ricevere aiuti. Spesso si trattava di aiuti d’importanza vitale, come il denaro per accedere alle cure, la sistemazione di un orfano, un posto di lavoro ad una persona senza mezzi. Luisa, riportano i biografi, non lesinava il suo aiuto a nessuno. Senza però passare per quei salotti cittadini dove la beneficenza era un vezzo che sottolineava uno status. L’imprenditrice geniale non rinnegò mai le sue origini. Aveva conosciuto la miseria e le privazioni, la nuova ricchezza non la rese arida. Lo testimoniano anche le sue ultime volontà: ricompensare quei primi collaboratori della Perugina. E così fu. Alla sua morte nel 1935, ricevettero tutti una “indennità di fondazione” a titolo di ringraziamento per l’opera che prestarono negli anni più difficili della Perugina, così come Luisa aveva voluto.
La formazione aziendale delle giovani operaie e madri
A questa strategia di conciliazione fra i vari ruoli della donna, Luisa pensò di aggiungere anche quella che oggi si chiamerebbe formazione aziendale. Le operaie venivano istruite durante il loro turno di lavoro sulle migliori pratiche riguardanti la cura della casa e dei bambini. Si trattava di norme pratiche sull’igiene, la nutrizione e l’accudimento dei piccoli. Informazioni basilari ma indispensabili in un mondo in profonda trasformazione, con il trasferimento dalle campagne alle città. Dove spesso, paradossalmente, la qualità della vita era molto più bassa. In gioco c’erano le vite dei piccoli che potevano ammalarsi facilmente e addirittura morire di malattie sconosciute nelle campagne.
Luisa Spagnoli storia vera dell’imprenditrice filantropa
La volontà di avvalersi di tanta manodopera femminile in un’epoca in cui la donna in Italia non aveva ancora diritto al voto (lo otterrà solo nel 1946) ha di per sé qualcosa di eccezionale. Ma non fu un’esigenza dettata solo dal periodo storico in cui la Perugina si consolidò a livello nazionale, nella seconda decade del Novecento. La presenza della manodopera femminile rimase molto alta anche negli anni ’20. .
Ma fu proprio nel periodo della Grande guerra che la Perugina di Fontivegge passò nelle mani di Luisa, come lo stesso Giovanni Buitoni, al quale era legata sentimentalmente, ricordò in un discorso commemorativo alla morte dell’imprenditrice nel 1935. E questo cambiò la Perugina per sempre. La nascente industria si declinava, attraverso Luisa,
alle esigenze reali, non solo delle donne ma di quella società contemporanea che aveva scoperto il diritto alla salute, al lavoro e alla felicità. E a ben guardare, tutta la produzione di Luisa è incentrata sul tema della felicità. Dai cioccolatini che creò a Perugia, ai comodi capi in angora. Delizie e calore che non sarebbero dovuti mancare nella vita di nessuno
I nostri approfondimenti sulla vita dell’imprenditrice geniale hanno attraversato Le terribili difficoltà dei primi anni di vita, la storia di Luisa Spagnoli filantropa ed innovatrice, A capo della Perugina durante la Grande guerra. Abbiamo fatto ricerche nel centro storico di Perugia Visita guidata nei luoghi dell’imprenditrice geniale, Perugia ed il cioccolato, il fuoriguida, I luoghi del pellegrinaggio goloso: Perugia,ed esplorato la cultura industriale dell’epoca in: Il periodo mantovano, storia di una rinascita femminile, Il Bacio Perugina storia inedita di un cioccolatino con l’anima, Storia dell’alimento divino che sconvolse l’Europa Le tre innovazioni che proiettarono la Perugina nel mondo. Per concludere con il capitolo più tragico e affascinante della storia della sua vita: Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni, memorie di un amore,