Maytilli Devi, maestra di yoga, musicista e cantante trasmette le sue conoscenze sul respiro in diversi workshop tra Argentina ed Italia
In ed es. Tutta la nostra vita trascorre tra questi due respiri. E se è vero che nasciamo ispirando e moriamo espirando, poco o niente sappiamo del respiro e degli ambiti che la dimensione del respiro colma nelle nostre giornate. A partire dalla nostra stessa capacità respiratoria. “Usiamo meno del 10% della nostra capacità respiratoria e questo è uno spreco delle nostre risorse”, spiega infatti Maytilli Devi ai margini del “Boot Camp del benessere olistico Numinosa“, organizzato nell’ambito della manifestazione “Fa la cosa giusta” ad Umbriafiere dal 18 al 20 novembre 2022.
Dalla Sicilia all’Argentina passando per l’India
Siciliana trapiantata in Argentina nel 1994, Maytilli ha iniziato a praticare yoga da giovanissima, a soli 17 anni. “Ho compreso subito che era quello che volevo fare”. In quegli anni, proprio in Sicilia, era approdato il suo primo maestro, Yogiraj Aruna Nath Giri, di origine argentina, dopo aver trascorso un anno nell’ashram del maestro Yogamaharishi Swami Gitananda in India. Anche Maytilli ha conosciuto Swami Gitananda in India decidendo poi di trasferirsi a Mendoza dove tutt’ora vive ed insegna. Tramite l’associazione culturale Sophia da lei fondata, Maytilli offre corsi di yoga e vari corsi di formazione, dal canto alla respirazione pranica.
Alla scoperta del pranayama
“Negli anni ho cominciato poi a specializzarmi nel pranayama. Per me la trasmissione del concetto di pranayama è fondamentale”. Il pranayama, letteralmente “controllo del respiro”, oltre ad essere uno dei concetti fondamentali dello yoga, è infatti ben più di una tecnica di controllo della respirazione, spiega Maytilli. Essenziale è quell’aspetto sacrale del respiro trasmesso dall’antica cultura dell’India. “Se nell’antica cultura hindù, l’Atman è il nucleo divino dell’essere, in tedesco la parola atmen significa respirare.”
Che tipo di cambiamenti ha osservato nelle persone che apprendono il pranayama?
I cambiamenti sono sia di tipo fisico come una maggiore consapevolezza posturale che di tipo psicoemotivo, una maggiore apertura verso il mondo. Aprire i polmoni è come aprire il cuore, vuol dire assimilare l’aria in maniera naturale e aprirsi al mondo. Se si respira dal diaframma l’apertura dei polmoni avviene senza sforzo. Se lo si fa dalla cassa toracica, si è invece nella posizione di fight and flight (combatti o fuggi). Inoltre, attraverso le tecniche di respirazione si fa un lavoro sulla mente. Ogni emozione modifica la mia respirazione. Se questo è vero, è vero anche il contrario: respirando posso modificare il mio stato emotivo, soprattutto la parte più inconscia.
Quanto tempo ci vuole per modificare questa parte emotiva?
Se si capisce bene il movimento diaframmatico, si ha in mano uno strumento fondamentale per generare e sostenere dei cambiamenti profondi. Abbiamo bisogno di una respirazione più dinamica, se è solo il dieci percento della capacità respiratoria ci troviamo quasi in uno stato vegetativo.
Come si può migliorare?
Lavorando anche 10 minuti al giorno imparando dal corpo con attenzione ed umiltà. La mancanza di ossigeno è alla base di molte malattie legate al decadimento cognitivo. Lavorare in maniera sottile pone la coscienza su un piano diverso. L’importante è che il lavoro avvenga attraverso l’intenzione e non come frutto di uno sforzo volontario, come nella corsa o nello svolgimento di una prestazione atletica. Il respiro, come il Qi, che nell’antica cultura cinese rappresenta l’energia che permea il cosmo intero e si manifesta in tutti gli esseri viventi, viene ampliato attraverso una tecnica da me creata che ha come obiettivo quelle di mettere le persone, che lavorano sul pranayama, nella condizione di percepire le proprie possibilità al fine di autocorreggersi con facilità, in maniera naturale.