Fuori la rigidità di un sabato di febbraio, dentro il calore e la magia che scaturisce da un incontro autentico e misterioso. Ad attenderci nel piccolo ingresso del prezioso Auditorium di Santa Cecilia il 18 febbraio scorso a Perugia, c’era un benvenuto speciale firmato C. Diceva, tra l’altro: “Vi sto aspettando da così tanto tempo…Ho comprato fiori, ho messo ordine nel mio mondo e ora ho le vertigini perché vi sento rumoreggiare per la strada.” E ancora: “Chissà se ci riconosceremo questa sera. Chissà se alla fine scopriremo che sì, esistiamo veramente. Chissà se mi inviterete a ballare. Chissà se passeremo la notte insieme. Con il cuore in gola, vi aspetto di là”. È iniziata così la performance di Chiara Bersani, molti minuti prima dell’inizio del suo Seeking unicorns, creato presso le residenze artistiche Centrale Fies ed in altri luoghi, nell’ambito del progetto ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete anticorpi XL. Ed è terminata molto dopo i 40 minuti di intenso contatto con la meraviglia che solo un unicorno, essere divino simbolo di rara bellezza e purezza, sa generare, confludendo in un’attesa di scambio ed in una necessità di condivisione che in molti hanno manifestato nei confronti della performer. Per capire le ragioni di questo successo occorre comprendere quel pensiero immanente che lascia spazio alle tante emozioni suscitate dall’interazione facendosi sottile ed impalpabile. Un pensiero, tuttavia, fondante e sorprendente che scaturisce da una profonda riflessione sul corpo in quanto relazione.
Corpo politico
“Da quando ho iniziato a lavorare, prima come performer e poi come autrice, ho posto al centro della mia riflessione il corpo quale custode di una storia unica e irripetibile. Dopo un percorso attraverso immaginari biografici ed autobiografici, il concetto stesso di corpo ha iniziato a trasformarsi dentro al mio sguardo. Non più semplice testimonianza di una storia vissuta ma entità politica, incoronata tale dall’incontro scontro con la società.” In questa riflessione non c’è soltanto la presa di coscienza della complessa, e spesso amara, relazione tra società e disabilità. Ma anche e soprattutto il seme della trasformazione di quella stessa relazione attraverso la costruzione di un pensiero nuovo e per certi versi rivoluzionario perché capace di sciogliere vincoli aprendo spazi infiniti. “Il corpo sceglie di rispondere al proprio dovere politico nel momento in cui accoglie i significati che gli vengono attribuiti, li analizza e li personalizza trasformandoli in un manifesto consapevole di se stesso.”
Da vittima sacrificale ad icona pop
Ripercorrendo la storia del mitologico animale che appare e riappare nell’immaginario collettivo a partire forse da uno storico equivoco iconografico, scopriamo la potente purezza di un’autrice e performer di altissimo livello, Chiara Bersani. E’ la sua poetica, che sceglie di esprimersi attraverso la performing art, a riscattarne ogni fragile origine, ogni uso e abuso subito dagli esseri umani. Ed è la sua voce di autrice, nell’opera manifesto della sua ricerca teatrale dedicata al corpo politico, a rimettere l’unicorno in condizione di parlare al mondo senza perdere la sua fragilità né la sua bellezza catartica.